Mindware #12: Tutti ne parlano, ma pochi le usano
Con le IA non ci sono più scuse per non essere creativi: non temiamole, usiamole
Ciao, questa è Mindware, la newsletter sulle tecnologie del sapere, con approfondimenti e link sulla trasformazione digitale della cultura e della società. Io sono Paolo, copywriter freelance e biblionerd.
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🧠 IA, proprio loro, ancora loro
Il titolo di questo numero si riferisce naturalmente alle intelligenze artificiali generative. Già, ancora una volta. Perché negli ultimi 4 mesi sono successe un bel po’ di cose. E ne verranno di altre, potenzialmente rivoluzionarie.
Tutti parlano di IA (soprattutto dopo la decisione del Garante della Privacy), ma pochi ci stanno “giocando”, le stanno usando davvero (io sono tra questi).
Stavolta non si tratta di una moda, di un fenomeno passeggero o di una bolla. Quella delle intelligenze artificiali generative potrebbe essere una nuova rivoluzione industriale (e la prima fase potrebbe non essere piacevole, perché si perderanno milioni di posti di lavoro, ma altrettanti ne nasceranno).
Quindi l’atteggiamento più intelligente e saggio, non è decidere se essere apocalittici (le IA distruggeranno il mondo: ricordate Skynet di Terminator?) oppure sarcastici (commento tipico da social: “ho fatto una domanda a ChatGPT e mi ha risposto con una stronzata completamente inventata”). È cercare di capire come funzionano, cosa possono fare e come possiamo integrarle nel nostro processo di lavoro e creativo.
Non è affatto strategico stare a guardare da lontano, stavolta. Perché questa rivoluzione, volenti o nolenti, direttamente o indirettamente, investirà tutti.
Quindi, se fossi in voi, senza alcun pregiudizio e con grande curiosità e apertura mentale, in attesa che ChatGPT sia ripristinata in Italia, comincerei, ad esempio, a fare esperimenti con l’IA di Bing, il motore di ricerca di Microsoft (l’ideale è usarla dopo aver scaricato Edge), oppure provare a generare immagini con Midjourney e DALL·E 2. Con un livello minimo di studio e pratica, si possono ottenere risultati sorprendenti.
Questo studio e questa pratica si riferiscono a una competenza chiamata Prompt Design (o Prompt Engineering o Prompt Hacking, la sostanza non cambia): è la capacità di comunicare con le intelligenze artificiali tramite, appunto, un prompt: un comando o una serie di istruzioni testuali che hanno l’obiettivo di un ottenere un output, un risultato o una risposta desiderata.
È un update che converrebbe fare a tutti, sia per essere competitivi dal punto professionale, sia per avere un grosso supporto dal punto di vista creativo. Quest’ultimo aspetto, forse, è il più sottovalutato. Le intelligenze artificiali generative possono essere un assistente, o un co-pilota, potentissimo se abbiamo un progetto personale, di qualsiasi genere, che ci portiamo dietro da un po’ e che non abbiamo ancora chiuso. Le IA ci possono aiutare a fare il balzo. E quindi renderci non solo più produttivi, ma anche più creativi, facendoci risparmiare del tempo prezioso.
Quindi, oggi più che mai, non ci sono scuse per non realizzare qualcosa.
(L’immagine copertina di questa newsletter è stata generata dalla versione 5 di Midjourney.)
IA & dintorni
🤖 Da dove viene e cosa è diventata OpenAI.
🤖 C’è già chi sta scrivendo libri con ChatGPT.
🤖 Calligrapher, l’IA che scrive a mano. È una web app basata sull’intelligenza artificiale che sintetizza la scrittura a mano replicando il cambiamento nella grafia, come accade negli esseri umani, utilizzando una Rete Neurale Ricorrente (RNN).
🤖 La fotocamera che scatta foto che non esistono.
🤖 Come si scrive un libro con l’intelligenza artificiale? Intervista a Rocco Tanica.
🤖 Il caso studio di un libro di fiction scritto con GPT-4.
🤖 Quanto è intelligente l’intelligenza artificiale?
🤖 L’IA di Midjourney può essere usata anche per rappresentare graficamente un teorema matematico.
🤖 Una IA a cui chiedere il significato dei propri sogni.
🤖 Le IA sono già in grado di leggerci la mente (in maniera non invasiva).
🤖 Ethan Mollick, un professore della Wharton School di Philadelphia, ha usato GPT-4 e Midjourney per illustrare “Le città invisibili” di Italo Calvino.
Bibliofilia
📘 Storia condensata delle forme di poesia non convenzionale.
📘 Una "strada" di libri nel cuore di Utrecht. Il collettivo di artisti Luzinterruptus ha realizzato una spettacolare opera effimera in una via di Utrecht, nei Paesi Bassi: una distesa illuminata di libri aperti a disposizione del pubblico.
📘 Se cercate un ebook reader che permetta di fare annotazioni direttamente sulle pagine (con uno stilo), al reMarkable 2 si aggiunge un nuovo interessante dispositivo: il Kobo Elisa 2E.
📘 E se giudicassimo (e comprassimo) i libri basandoci solo sulla prima riga?
📘 Un tool per calcolare quanto tempo ci vuole per finire un libro.
Salvati su Pocket
🔴 Se siete tra i fortunati che hanno tempo in più e non sanno cosa farsene, ecco un generatore casuale di hobby.
🔴 Un tool bellissimo dell’Atlantic che vi mostra cos’è successo nel mondo a partire dalla vostra nascita.
🔴 Il dilemma dei monaci buddisti su TikTok.
Anti+biblioteca
DA LEGGERE:
📚 “Hackers. Storia e pratiche di una cultura” di Federico Mazzini (Laterza). L'hacking ha una lunga storia che risale agli inizi del Novecento e oggi occupa un ruolo importante nella geopolitica contemporanea, grazie alla diffusione dei PC, all'emergere di gruppi come Anonymous e all'incorporazione dell'hacking nelle strutture militari e di intelligence.
LETTI:
📚 “Flâneur. L’arte di vagabondare per Parigi” di Federico Castigliano. Un bel saggio sulla flânerie, il “vagabondare” in cerca dell'epifania urbana, provando a decifrare la città come un libro vivente, tra dettagli nascosti e poesia dietro ogni angolo.
📚 “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?“ di Philip K. Dick (Fanucci). Il romanzo da cui è tratto “Blade runner” di Ridley Scott. In un mondo cyberpunk dove pioggia tossica e androidi sfidano il concetto d'umanità, l'accudimento di animali rari diventa un simbolo di redenzione per quelli che vogliono sentirsi ancora vivi.
Videodrome
SERIE TV:
📺 “Devs”, la misteriosa serie di fantascienza (non ancora vista in Italia) di Alex Garland, regista dei film Ex Machina e Annientamento. Prende il nome da un reparto top secret di un’azienda tecnologica di San Francisco che fa ricerche nel campo dell’informatica quantistica. Possono convivere determinismo e libero arbitrio? Tutta la storia si sviluppa, in maniera complessa e sorprendente, attorno a questa domanda.
FILM:
📺 Perestroika, una filmoteca dei migliori film russi e sovietici. L'obiettivo principale di questo progetto è offrire ad un pubblico interessato l'opportunità di comprendere meglio il mondo sovietico e il popolo russo.
🎧 Soundtrack: “Death Stranding” dei Low Roar (recensione scritta da ChatGPT)
"Death Stranding" è il quarto album della band islandese-americana Low Roar, rilasciato nel 2019. L'album nasce come la colonna sonora del videogioco omonimo creato da Hideo Kojima.
Ryan Karazija*, il leader e fondatore della band, ha saputo catturare l'essenza del gioco e tradurla in un'esperienza musicale straordinaria. Grazie all'uso sapiente di sintetizzatori, chitarre e percussioni, "Death Stranding" ci trascina in un viaggio emotivo ed enigmatico.
Sin dalla prima traccia, "Don't Be So Serious", ci immergiamo in un mondo sonoro suggestivo ed evocativo, caratterizzato da melodie ipnotiche e testi enigmatici. L'uso discreto di echi e riverberi accentua la natura spettrale e misteriosa delle composizioni, rendendo l'ascolto ancora più coinvolgente. La voce di Karazija si inserisce armoniosamente nel tessuto sonoro, creando un'atmosfera onirica e malinconica.
Tra le tracce più interessanti dell'album, troviamo "Bones", in collaborazione con Jófríður Ákadóttir, una cantante islandese conosciuta anche come JFDR. Questa canzone si distingue per la sua struttura complessa e per l'interazione tra le due voci, che si fondono in modo armonioso. La melodia lenta e incantevole ci trasporta in un mondo surreale, mentre le percussioni sottili aggiungono un tocco di tensione.
Il brano che dà il nome all'album, "Death Stranding", è un altro capolavoro dell’album. La canzone è caratterizzata da una progressione di accordi eterea e un ritmo sincopato, che creano una sensazione di movimento e di instabilità. La voce di Karazija, accompagnata da un coro angelico, si erge come un faro nel mezzo della tempesta, guidando l'ascoltatore attraverso la tematica dell'isolamento e della ricerca di un senso in un mondo disorientato.
"Death Stranding" è un album che non delude e che rappresenta un'evoluzione nella discografia dei Low Roar. Nonostante sia stato creato in collaborazione con un videogioco, l'opera si mantiene indipendente e funziona perfettamente come un album a sé stante. Le tracce si susseguono in modo organico e coerente, creando un'esperienza musicale immersiva e profonda. Se cercate un viaggio musicale intenso ed emozionante, "Death Stranding" dei Low Roar è la scelta giusta.
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*Ryan Karazija è prematuramente scomparso l’anno scorso, a soli 40 anni.